PLEASURE
text by Giacomo Costa
I walk briskly and reflect on the relationship between architecture and masochism, and more generally between creative process and neutering … and I do not understand the report. Architecture is the discipline that turns lines into solids, patterns into buildings and lawns in areas cemented. Masochism is the pleasure one feels in imposing, or worse yet, letting someone impose us pain and suffering that turns into a sense of pleasure … pure madness! While I elaborate these thoughts I am pervaded by a feeling of discomfort and I realize that I’m muttering phrases constantly and raising my shoulder like an old man fed up with the world and complains about young people on the bus with a backpack. My walk turns into a jog … I’m missing the train, the meeting was prolonged and there isn’t even the shadow of a taxi… I’m so nervous I’m disintegrating the chewing gum in my mouth… it tastes weird, like polymer Acid … I spit it out and realize it was the cap of a pen soaked and chewed by a frenzied gnashing of teeth, softened by gastric fluids mixed with saliva… I have a motion of horror and self-pity … I fear that the road will be damaged by what I have spat out …. While I answer the phone with one hand and digit keys on the ticket machine with the other, I think about how I had imagined creative work to be… the idea was very … bohemian … I stress … this reflection with a puff of rancid sausage… the sandwich. I gulped as I ran to the station appeared to be hostile to my stomach … but as my grandmother used to say… he who hesitates (to eat) is lost, while the others get an ulcer! Sitting on the train I think about my life and my work and I realize that what gives me a sense of anxiety every day is the need to transform creative ideas into real objects, the need that creativity has to materialize in order to become an object, action gesture. This fundamental need is the difference between those who create and those who plan to create. To give shape to dreams is still stifling limitation a shudder that shakes the stomach. The mind is free to imagine and doesn’t have to face matter whilst the action does as the body for the soul, it’s an intolerable burden. The other party, the client, the public, criticism, comparison, funding, permissions, constraints, impediments, the unexpected, timing, physics and law, are the poles around which we move aware of the differences between being artistic and being an artist. As you are an artist when you actually accomplish a work, it’s impossible not to consider the stakes and rules that creativity imposes on us and limits us to think. Indeed, the desire to create, to give substance to ideas, to throw ourselves into projects and crazy challenges is a perverse pleasure … a rapture that once you have experienced you can no longer live without. Being creative means to act out of the ordinary routine because to create does not mean replicate but to accept to move into uncharted territories with unpredictable rules and the price you pay is in the sense of perpetual inadequacy and uncertainty. After all the sleepless nights, anxiety attacks, days at the computer and the many imaginary diseases, constant phone calls, texts to be written, by the smiles to bestow on those whom you would like to disappear into a crater, intelligent responses to demented questions, delays, uncertainties, failures, triumphs that are softened by criticisms and crazy races is the perverse pleasure that you chose when instead of accepting a conventional job, you decided to go for creativity. Oh, maybe then you really are a masochist … luckily, at least in sex, I go for the clerical way…
Cammino a passo svelto e rifletto sul rapporto tra architettura e masochismo e più in generale tra processo creativo e castrazione…e non ne capisco la relazione. L’architettura è quella disciplina che trasforma le linee in solidi, le fantasie in palazzi ed i prati in aree cementificate. Il masochismo è il piacere che si prova nell’infliggerci, o peggio ancora, nel farci infliggere dolori e pene che si tramutano in un senso di piacere…una cosa da deviati! Mentre elaboro questi pensieri sono pervaso da una sensazione di fastidio e mi accorgo che sto bofonchiando frasi alzando di continuo la spalla come un anziano incattivito con il mondo e che si lamenta dei giovani in autobus con lo zaino. Il passo si tramuta in corsetta…sto perdendo il treno, la riunione si è prolungata e di taxi neppure l’ombra…. Il nervoso mi sta facendo disintegrare la gomma che tengo in bocca…ha un sapore strano, come di polimero acido…la sputo e mi accorgo che era il tappino di una penna macerato da un frenetico digrignar di denti ed ammorbidito da succhi gastrici misti a saliva…ho un moto di orrore e di autocommiserazione…temo che il manto stradale subirà danni da ciò che ho espettorato…. Mentre con una mano rispondo al telefono e con l’altra digito i tasti della biglietteria automatica, penso a come mi ero immaginato il lavoro creativo…era un’idea molto bohemien…sottolineo questa riflessione con uno sbuffo di salame rancido…il panino che ho trangugiato mentre correvo alla stazione deve essere apparso ostile al mio stomaco…ma come diceva mia nonna…chi si ferma (per mangiare) è perduto, agli altri invece viene l’ulcera! Seduto in treno penso alla mia vita e al mio lavoro e mi accorgo che ciò che ogni giorno mi crea un senso di agitazione ansiogena è il dover trasformare spunti creativi in oggetti materiali, il bisogno che la creatività ha di materializzarsi per poter diventare oggetto, azione, gesto. Questo bisogno fondamentale è la differenza che c’è tra chi crea e chi pensa di creare. Dare corpo ai sogni è comunque una limitazione soffocante, un brivido che stringe lo stomaco. La mente è libera di immaginare e non deve confrontarsi con la materia mentre l’azione creativa sì e la materia, come il corpo per l’anima, è un peso insostenibile. L’interlocutore, la committenza, il pubblico, la critica, il confronto, il finanziamento, i permessi, i vincoli, gli impedimenti, gli imprevisti, le tempistiche, la fisica e la legge, sono i paletti attorno ai quali ci muoviamo consapevoli della differenza tra essere artista e fare l’artista. Ma siccome si è artista quando si crea un’opera, è impossibile prescindere dai paletti e dalle regole che la creatività ci impone e limitarci al pensiero. Infatti il desiderio di creare, di dare sostanza alle idee, di gettarsi in progetti e sfide folli è un piacere perverso ma insopprimibile…un’ebbrezza che una volta provata non ti permette più di vivere senza. Essere creativi vuol dire agire fuori dalla routine perché creare non vuol dire replicare ma accettare di muoversi in un territorio sconosciuto con regole imprevedibili ed il prezzo che si paga sta nel senso di perenne inadeguatezza ed incertezza. In fin dei conti le notti insonni, gli attacchi di ansia, le giornate al computer, le mille malattie immaginarie, le telefonate continue, i testi da scrivere, i sorrisi da elargire a chi vorresti scomparisse in un cratere, le risposte intelligenti a domande demenziali, i ritardi, gli imprevisti, i fallimenti, i trionfi che si stemperano con le critiche e le folli corse sono il piacere perverso che si è scelto quando invece di fare un lavoro convenzionale si è deciso di avere a che fare con la creatività. Oddio, forse allora sono davvero un masochista…fortuna che almeno nel sesso pratico una via impiegatizia!
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Tags: Creative work , Creativity , giacomo costa , masochism , Pleasure , Psychology , Social Sciences
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Title: PLEASURE
Time: 2 giugno 2012
Category: Article
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