MACRO Resident Artist
article and interview to the MACRO Resident Artist by Maria Azzurra Rossi
Space is one of the most important elements of the artistic expression, the space of confusion, of colors and materials, of researches and synthesis and the MACRO, Contemporary Art Museum of Rome, model episode of recent architecture in the capital, has chosen to offer a bit of it’s own to four young artists: two italians and two foreigners. Carola Bonfili, Graham Hudson, Luigi Presicce and Ishmael Randall Weeks have, for four months, their own studios and home at the second floor of the old museum’s wing. Each of them is working on one or more projects, they exchange ideas, opinions and tools and they will show their works to the public from May 23rd till July 22nd. It’s the first time in Italy that a public museum gives the opportunity and support to young artists and their research, what happens in the Roman academies won’t be an exception anymore. The artist’s studios are ready to welcome creativity and won’t close after this first experience; the new brief has just come to a deadline: from august to november 2012 and from february to may 2012, other artists will occupy those 100mq that maybe everyone would like to have.
E’ lo spazio uno degli elementi più importanti per l’espressione artistica, lo spazio dei colori e dei materiali, delle ricerche e della sintesi ed il MACRO, il Museo d’Arte Contemporanea, Roma, episodio esemplare di architettura recente nella capitale, ha scelto di offrirne un po’ del suo a quattro giovani artisti: due italiani e due stranieri. Carola Bonfili, Graham Hudson, Luigi Presicce e Ishmael Randall Weeks hanno per quattro mesi i loro studi all’interno del museo. Ognuno di loro sta lavorando ad uno o più progetti, si scambiano idee, opinioni e strumenti e dal 23 maggio fino al 22 luglio mostreranno al pubblico quanto avvenuto durante la loro permanenza. E’ la prima volta in Italia che una struttura museale pubblica supporta gli artisti, le loro ricerche e le loro produzioni, ciò che accade nelle accademie romane non sarà più un’eccezione. Gli studi d’artista non si chiuderanno dopo questa prima esperienza; il nuovo bando si è appena chiuso e da agosto a novembre 2012 e da febbraio a maggio 2013 altri artisti occuperanno quei 100mq che forse un po’ tutti vorremmo avere.
Luigi Presicce Foto di Jacopo Menzani
Carola Bonfili Foto di Valentina La Russa
Ishmael Randal Weeks Foto di Valentina La Russa
Graham Hudson Foto di Valentina La Russa
CAROLA BONFILI
Claudia Bonfili, Multiverse Trees, 2011 Stampa digitale su carta
The installation is dedicated to the senses, primarily to touch: the public will have the chance to enter the first dark space and touch objects and materials with unusual textures, then go out and enter in a second twin room, lit up. Led by music the public may understand and know what was unknown to them before, it’s a relationship between the senses, a physical experience. Carola’s studio is a coloured disorder, full of objects of apparently known shapes, but at the same time unusual and incomprehensible. It’s the space of two projects: one linked to a collection of drawings by other artists for a publication that will be presented at the MACRO; the other is the one outlined by the tape on the ground, the border of two areas that will contain the work of Carola during her months of residence.
What is masochism for you?
It’s an altered state where the general way in which we perceive things is slightly inverted and amplified. It reminds me of when the ice on the skin is so cold it almost burns.
Have you ever confronted yourself with masochism in your practice?
It probably does not happen at a conscious level, but on another level.
Lo studio di Carola è un disordine colorato, pieno di oggetti dalle forme apparentemente conosciute ma allo stesso tempo insolite e incomprensibili. E’ lo spazio di due progetti: uno legato alla raccolta di disegni di altri artisti per una pubblicazione che sarà presentata proprio al MACRO; l’altro è quello delineato dal nastro adesivo a terra, linea di confine di due spazi che conterranno il lavoro di Carola durante i mesi di residenza. L’installazione è dedicata ai sensi, al tatto in primis: il pubblico avrà la possibilità di entrare nel primo spazio buio e toccare oggetti e materiali dalle insolite texture per poi uscire ed entrare nel secondo spazio gemello, illuminato. Guidato dalla musica potrà così comprendere le proprie sensazioni e conoscere ciò che poco prima era ignoto, è una relazione tra i sensi, un’esperienza fisica.
Cos’è per te il masochismo?
E’ uno stato di alterazione dove il modo in cui generalmente percepiamo le cose viene leggermente invertito e amplificato. Mi fa pensare a quando del ghiaccio sulla pelle è talmente freddo che quasi brucia.
Ti sei mai confrontata con il masochismo nella tua pratica artistica?
Probabilmente accade non a livello consapevole, ma su un altro piano.
GRAHAM HUDSON
Graham Hudson with Patrik Ervell Rubble interior proposal IV, 2011, Digital image
I’m looking at this big map with blue dots and I recognize Rome, what can you tell us about your Studio Project?
Specifically these blue dots are new street works (electrical, water, gas works) that I took from a document provided by the city. The street works become an excuse to investigate the city and these works are all going to be finished before May and it’s kind of important because these moments are like the city in fast forward. For the city as a whole the entropic process is slower than the human eye, change is gradual and piecemeal. These moments are actual changes in the city that you can view as they occur: it’s a romantic view of the city.
Are you going to make a synthesis of these moments?
They are synthesized as everything begins and returns to the site we are at now. At Macro, there is always some kind of start and finish. The lines and pins on the map indicate the routes and locations of street works, construction sites and moments in the city where rubble is being produced in 2012. The strategy is two-fold. The first is idiosyncratic, a romantic vision perhaps of the artist/flaneur in the city – the locations where I find rubble. The second is attempting to utilize the fact that MACRO is the Museum of the Municipality, so they send us information on new sites and gain us access to collect rubble. Some rubble is collected after midnight, under fences and out of sight. Some is handed over by the city – both methods feed the narrative of the project.
How much time will this work take you?
The work is designed to never end, its a system that is responsive to the city. In the reality of Macro, Rome, 2012: It’s a four month work, but we started talk about this in September, sites were being documented and rubble collected from November, I have been here since February and the exhibition will be open to the public in May. Hopefully the municipality will form ROCRO as an official project.
What’s masochism for you? Have you ever been in contact with it in your work?
First it requires a definition of what masochism is and expansion of the question, because you don’t want a dictionary answer definition, the implication is: what is masochism in the creative city ? Or an enquiry to reveal a different psychology in which to contextualise the interview. It is a word that has cross-values, it is so familiar yet abstract – like a banana. So a banana is a fruit – smell, taste. But if you ask me about a banana – I am thinking about free trade, capitalism, global food issues, etc, as a creative magazine I don’t think you want me to try and describe the flavor of a banana. In terms of art, it is essential when looking at some work to think that the maker has pushed himself, or the materials, or certain boundaries, that has exposed him psychologically. That’s why the amount of dots on this map have to become substantial.
Guardo questa planimetria con i suoi punti blu e riconosco Roma, cosa puoi dirci del tuo progetto?
I punti blu sono cantieri aperti per lavori elettrici, di tubazioni del acqua e del gas che ho raccolto da un documento fornito dal Comune di Roma. I cantieri sono una scusa per investigare la città e tutti si chiuderanno entro l’inizio di maggio, questo è importante perchè rappresentano la città nel suo futuro imminente. Per la città nel suo complesso il processo entropico è più lento rispetto all’occhio umano, il cambiamento è graduale e frammentario. Questi “momenti” sono cambiamenti reali nella città che si possono osservare nel momento in cui si manifestano: è una visione romantica della città.
Farai una sintesi di tutti questi “momenti”?
Sono sintetizzati nel momento in cui tutto inizia e ritorna al punto in cui ci troviamo adesso. Al MACRO, c’è in un certo senso sempre una partenza e una fine. Le linee e i punti sulla planimetria indicano le strade e i luoghi dei cantieri, dei lavori stradali e dei momenti della città dove nel 2012 sono state prodotte delle macerie. La strategia è duplice. La prima è peculiare, una visione romantica dell’artista in città, nei luoghi in cui trovo le macerie. La seconda è quella di sfruttare il MACRO, essendo il Museo d’Arte Contemporanea comunale, per farmi inviare informazioni su nuovi cantieri e darmi accesso per collezionarne le macerie. Alcune vengono raccolte dopo la mezzanotte, passando attraverso le protezioni e senza controllo. Altre mi vengono consegnate dalla città, ma entrambi i metodi hanno uguale efficacia per il livello narrativo del progetto.
Per quanto tempo durerà il tuo lavoro?
Il progetto è pensato per non avere mai fine, è un sistema sensibile rispetto alla città. Nella realtà del MACRO: è un lavoro di quattro mesi, anche se abbiamo iniziato a parlarne lo scorso settembre, i luoghi sono stati documentati e le macerie collezionate da novembre, mentre io sono qui da febbraio e la mostra sarà aperta al pubblico a maggio. Spero che il comune considererà ROCRO come un progetto ufficiale.
Cos’è per il masochismo? Ti sei mai confrontato con esso nel tuo lavoro?
Per prima cosa c’è bisogno di una definizione di masochismo e di allargare la domanda, per non dare una definizione da vocabolario, quindi direi: cos’è il masochismo nella città creativa? O una domanda che vada verso una psicologia diversa in cui contestualizzarla. E’ una parola che ha diversi valori intrinsechi, è così familiare e allo stesso tempo astratta – come una banana. La banana è un frutto – gusto, odore. Ma se mi chiedi di una banana, penso al libero commercio, al capitalismo, alla questione del cibo etc, pensando ad una rivista creativa non credo vogliate sapere il gusto della banana stessa. Rispetto all’arte, il masochismo è importante quando osservi un’opera per pensare a come l’autore abbia spinto se stesso, o i materiali o alcuni confini che l’hanno esposto psicologicamente. Questo è anche il motivo per cui la quantità di punti blu in questa planimetria deve accrescere e diventare sostanziale.
LUIGI PRESICCE
Luigi Presicce, La dottrina unica, 2011 / Performance per solo due spettatori, Cava Hen Aux, Parco Nazionale delle Alpi Apuane, Carrara. Foto di Vanni Bassetti. Courtesy: l’artista
His studio at Macro is the new temporary habitat of the Laboratorio project, physically born in 2012 at the clay quarry in Marti, near Pisa, thanks to the work of three artists Vittorio Cavallini, Nicola Martini and Jacopo Menzani that have then called Luigi Presicce, Andrea Kvas and Attila Faravelli to work with them for two months to accomplish a performance just for two spectators “Annunciazione di Pitagora agli acusmatici”. The Laboratorio moved first to the Brown Project Space in Milan, curated and created by Luigi Presicce, Luca Francesconi and Valentina Suma and now to the MACRO. It moves as an organism, it grows and adapts itself to new spaces with which it comes in contact, but with whom it deals always with the same methodology. Artists work on individual projects comparing their tools and show their openness to the public through artistic and musical perfomances. Inside their residence’s Studio, the lab will reach a new development by putting the value of the artistic process and the final work on the same level, allowing the fruition of the public. Laboratorio is: Vittorio Cavallini, Davide Daninos, Attila Faravelli, Andrea Kvas, Jonatah Manno, Nicola Martini, Jacopo Menzani, Luigi Presicce, Fabrizio Prevedello e Maurizio Vierucci (Oh Petroleum). laboratorio-archivio.tumblr.com
Luigi, what’s masochism for you? Have you ever faced it?
In my work very often, almost always. Dazzled, I start each time with great ideas which are then decreased by a fairly wide percentage. Only the title of the work remains the same, the rest changes, it’s reduced, it becomes the minimum, but I have to go ahead anyway and ensure to my work the quality it deserves.
Your works are linked to superstition, to liturgy and ritual performance. What is the closest symbolic expression to masochism for you?
Maybe the dedication, in my work there’s always a symbolic relation between teacher and followers, the same followers cancel their face (their identity) with black make up and wear a golden nose obtained from the cast of the teacher. The path to the elevation of man goes through discipline and absolute obedience to the masters. The constant reference to the Libera Muratoria is an allegory of this concept: of how, thanks to the conservation of secret proceedings of building, we can go up, erect cathedrals to the sky.
Il suo Studio al MACRO è il nuovo habitat temporaneo del progetto Laboratorio, fisicamente nato nel 2010 alla cava di argilla di Marti, vicino Pisa, dal lavoro di tre artisti Vittorio Cavallini, Nicola Martini e Jacopo Menzani che hanno poi chiamato Luigi Presicce, Andrea Kvas e Attila Faravelli a lavorare per due mesi con loro per produrre una performance per due soli spettatori “Annunciazione di Pitagora agli acusmatici”. Il Laboratorio si è poi spostato prima al Brown Project Space di Milano, curato e creato da Luigi Presicce, Luca Francesconi e Valentina Suma ed ora al MACRO. Si muove come un organismo, cresce e si adatta ai nuovi spazi con cui viene a contatto, ma con i quali si relaziona sempre con la medesima metodologia. Gli artisti lavorano ai singoli progetti confrontando i propri strumenti e mostrano la propria apertura al pubblico tramite perfomance artistiche e musicali. Nello Studio della residenza, il laboratorio raggiungerà un ulteriore sviluppo mettendo sullo stesso piano il valore del processo artistico e l’opera conclusa permettendone infine la fruizione da parte del pubblico. Laboratorio è: Vittorio Cavallini, Davide Daninos, Attila Faravelli, Andrea Kvas, Jonatah Manno, Nicola Martini, Jacopo Menzani, Luigi Presicce, Fabrizio Prevedello e Maurizio Vierucci (Oh Petroleum). www.laboratorio-archivio.tumblr.com
Luigi, cos’è per te il masochismo? Ti sei mai trovato a confronto con esso?
Nel mio lavoro molto spesso, anzi quasi sempre. Folgorato, parto ogni volta con idee grandiose che poi si riducono di una percentuale abbastanza ampia. Rimane uguale solo il titolo dell’opera, il resto muta, si riduce, diventa il minimo indispensabile, ma io devo andare avanti lo stesso e garantire al mio lavoro la qualità che si merita.
Le tue opere sono legate alle superstizioni, alla liturgia, alla rappresentazione rituale. Qual è per te l’espressione simbolica più vicina al masochismo?
Forse la dedizione, nella mia opera c’è sempre il rapporto simbolico tra adepti e maestro, gli stessi adepti cancellano il proprio volto (la propria identità) con un trucco nero e indossano sul naso un naso d’oro ricavato dal calco di quello del maestro. Il cammino verso l’elevazione dell’uomo passa attraverso la disciplina e l’obbedienza assoluta ai maestri. Il riferimento costante alla Libera muratoria è allegoria di questo concetto; di come appunto attraverso la conservazione dei procedimenti segreti della costruzione si possa andare verso l’alto, far innalzare le cattedrali verso il cielo.
ISHMAEL RANDALL WEEKS
Ishmael Randal Weeks, Mesa De Dibujo, 2008 courtesy of FedericaSchiavo Gallery Rome
Ishmael brought to the MACRO its study, could be described as a nomadic studio, full of all his work and his current research. Photographs on the walls of Lima, other images of architecture often found in its exhibitions, tires of a project under development, types of wood from around the world, iron and handmade instruments scattered throughout space, a site within a museum.
The residence will welcome you for another few months, what are you going to make during this experimentation period at the MACRO?
Actually, just one more month! In reality it is an interesting residency because it will conclude with an exhibition that opens on the 23rd of May. This gives a very concrete date to finalize the work in the studio. I already have several situations happening in the studio…I think that a couple are worth pursuing while some can be shelved for further experimentation.
Our free press is about architecture with a look at the dialogue with other arts, what kind of relation do you have with architecture in your artistic production?
I would say that my work from the last couple of years mainly relates to architecture, although I use the term architecture loosely to analyze certain modes of philosophical thought in relation to a history of space and shelter. I am less interested in the pragmatic details of architectural considerations as I am in creating platforms to discuss the moral, philosophical and aesthetic underpinnings with a specific attention to urban planning and the ‘new’ Modern Vernacular architecture that has emerged in the last 50 years.
What is masochism for you? Is there an artwork of yours that you think can represent this idea?
This question of masochism is relative; if I were to look at an artist like Chris Burden or Marina Abramovic that have directly used masochism in their performances, I would say that my work is far away from this word, however, if the very definition of masochism is to inflict self-pain, then I think the very nature of making art can be this at times. If I think about the excruciating pain in my hands that lasted 3 weeks during the carving of the schoolbooks for the work “Landscape Intersection” that I showed at Federica Schiavo Gallery in 2010, I would think this was incredibly masochistic work. But it had to do with completing a goal, finishing a work at all costs.
Ishmael ha portato al MACRO il suo studio, potrebbe essere definito uno studio nomade, colmo di tutti i suoi lavori e le sue ricerche attualmente in corso. Fotografie di Lima alle pareti, altre immagini di architettura spesso presenti nelle sue mostre, copertoni di un progetto in via di definizione, essenze di legni provenienti da tutto il mondo, ferro e strumenti artigianali dispersi in tutto lo spazio, un cantiere all’interno di un museo.
La residenza ti accoglierà per pochi altri mesi, cosa stai producendo durante questo periodo di sperimentazione al MACRO?
In realtà solo per un altro mese! E’ una residenza interessante perché si concluderà con una mostra che aprirà il 22 maggio e questo mette un punto concreto sul momento in cui finalizzare il lavoro all’interno dello studio. Ho vari lavori in corso al momento… Un paio possono avere ulteriori sviluppi, mentre altri verranno accantonati in attesa di ulteriori sperimentazioni.
Il nostro free press parla di architettura con uno sguardo al dialogo con le altre arti, che tipo di relazione hai con l’architettura nella tua produzione artistica?
Posso dire che il mio lavoro negli ultimi due anni è principalmente legato all’architettura e spesso uso il termine architettura per analizzare alcuni pensieri filosofici in relazione alla storia dello spazio e del rifugio. Sono poco interessato al dettaglio pragmatico delle considerazioni architettoniche proprio perché cerco di creare delle piattaforme per discutere i fondamenti morali, filosofici ed estetici con una specifica attenzione alla pianificazione territoriale e alla nuova architettura Vernacolare Moderna che è emersa negli ultimi cinquant’anni.
Cos’è per te il masochismo? C’è una tua opera in grado di rappresentare quest’idea?
La domanda sul masochismo è relativa, se dovessi guardare ad un artista come Chris Burden o Marina Abramovic che hanno usato il masochismo in modo diretto nelle loro perfomance, direi che il mio lavoro è molto lontano dal masochismo. Ma se la reale definizione di masochismo è quella di infliggersi del dolore, allora penso che la reale natura dell’arte sia questa. Se penso al dolore straziante delle mie mani nelle tre settimane in cui ho inciso i testi scolastici di “Landscape Intersection” in mostra alla galleria Federica Schiavo nel 2010, direi che è stato un lavoro masochistico vero e proprio. Ma era legato alla volontà di finire il lavoro a tutti i costi, di arrivare al mio obiettivo.
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Title: MACRO Resident Artist
Time: 24 maggio 2012
Category: Article
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