HUMAN HERITAGE
Enrico Pieraccioli – Claudio Granato interview by Alessandro Orsini (NY CityVision Juror)
AO: Human Heritage Site. Fondamentalmente affermate che tutto ciò che desiderate conservare per le generazioni future è New York City, con tutto ciò che contiene. Il vostro progetto è di forte impatto visivo. Quanto le visioni di architettura radicale di Superstudio hanno influenzato lo sviluppo dell’idea progettuale?
W: I Superstudio, e la cultura dei Radical, hanno influenzato la nostra formazione avvenuta nell’ambito universitario fiorentino. Non possiamo negare di aver ripreso il modello demonstratio per absurdum de “Il Monumento Continuo”, anche se il modello architettonico prodotto è totalmente differente. Il positivismo dei Radical, così come per i Metabolisti giapponesi, si manifestava in un’architettura prodotta in un unico atto, attraverso un’opera di urbanizzazione totale, dettata da un avanzamento dello sviluppo e da una sicurezza funzionale derivante dalla cultura Razionalista in una visione futura. La nostra immagine vuole far riflettere sull’attuale insicurezza della potenza dell’uomo, sul suo limite e sul limite energetico; sull’insicurezza e sul dubbio della nostra civiltà e sull’operare concettualmente che ci porta a non avere una visione illuminata come quella dei Superstudio. Se i Radical avevano l’intento di espandere lo spazio, la nostra proposta mira a preservare e conservare per espandersi nel tempo.
AO: Che tipo di ricerca avete condotto prima di arrivare al concept? È la vostra proposta un rifiuto verso la progettazione? È “l’architettura di un’immagine”
W: Piuttosto che l’architettura di un’immagine, direi che non sentiamo sempre l’esigenza di andare a intervenire con un costruito. Cerchiamo di trattare l’architettura come un organismo e lavoriamo su connessioni tra esistente e contemporaneo, creando una sorta di innesto che fonde gli spazi. Ci sembra indispensabile, prima di ogni altra cosa, capire dove stiamo andando, quali sono le nuove esigenze e in che maniera la città e l’architettura possano rendere le persone contemporanee. Questa è la sostanziale ricerca che applichiamo prima di un’idea progettuale. Crediamo che la concezione spazio–temporale attuale dovuta alla rivoluzione digitale, abbia fondamentalmente cambiato il ruolo dell’architetto, che cerca un’architettura che possa rimanere ferma almeno un paio di minuti per trarne qualcosa di proficuo. Non sempre, quindi, la progettazione è la risposta alla nostra ricerca. Abbiamo senza dubbio l’esigenza di comunicare, se per farlo basta un’immagine, allora progettiamo l’immagine.
AO: In Delirious New York, Rem Koolhaas immagina la città come luogo di desiderio, un mondo di pura fantasia costruito solo per i turisti. Vedete il vostro progetto sotto la stessa luce? Il vostro monumento fa parte di un parco divertimento?
W: Più che risultato di pura fantasia e luogo di desiderio, intendiamo la nostra proposta come un luogo della memoria. Il nostro progetto per un assurdo paragone con gli scavi archeologici, trasforma il tutto in un viaggio educativo sul come eravamo. Se poi un luogo della cultura può essere allo stesso tempo luogo di divertimento, e la progettazione museale è pari a quella di una Dreamland per rendere più appetibile la cultura, allora possiamo definirlo parte di un parco divertimenti. Noi abitiamo a Firenze e quindi ci muoviamo in quello che può essere definito un museo a cielo aperto. Il rinascimento acquista un ruolo attrattivo per turisti pur non essendo un mondo di fantasia.
ENGLISH VERSION_________________________________________________________________
AO: Human Heritage Site. You are basically stating that everything you want to preserve for the future generation is New York City with everything in it. Your project is visually compelling. How much did the radical architecture visions of Superstudio impact the development of your idea?
W: The Superstudio, and Radical culture, influenced our formation that took place within the Florentine University. We cannot deny that we resumed demonstratio per absurdum model of “Il Monumento Continuo”, although the architectural model product is totally different. Positivism of Radical, as well as for the Japanese Metabolists, manifested itself in an architecture produced in a single act, through a work of total urbanization, dictated by an advancement and development from a functional safety resulting from the Rationalist culture, in a future vision. Our image wants to make tou reflect on the current insecurity of the power of man, on its limit and the energetic limits; about the insecurity and doubt of our civilization that operates conceptually and leads us to not have an enlightened vision like that of Superstudio. If the Radicals had the intent to expand the space, our proposal aims to preserve and protect in order to expand over time.
AO: Which kind of research did you make prior to design? Is your proposal a rejection to design? Yours is “the architecture of an image”.
W: Rather than the architecture of an image, I would say that we don’t always feel the need to intervene with an existing building. We try to treat architecture as an organism and we work on connections between existing and contemporary, creating a kind of graft that blends the spaces. To us it seems essential, before anything else, to understand where we’re going, what are the new requirements and how the city and architecture can make contemporary people. This is the substantial research we apply before a design idea. We believe that the current concept of space–time caused by the digital revolution, has basically changed the role of the architect, who seeks an architecture that can remain stationary for at least a couple of minutes to take something profitable. Not always, for us then, the design is the answer to our quest. We have, without doubt, the need to communicate, if this is enough to make an image, we design the image.
AO: In Delirious New York, Rem Koolhaas imagined the city as a place for desire, a pure fantasy world only built for tourists. Do you see your gesture under the same light? Is your monument part of that amusement park?
W: Rather than a result of pure fantasy and desire, we intend our proposal to be a place of memory. Our project as an absurd comparison with archaeological sites, turns everything into an educational trip on what we were. If a place of culture can be at the same time a fun site, and the design museum is equal to that of a Dreamland to make more attractive culture, then we can call it part of an amusement park. We live in Florence and then we move in what can be described as an open–air museum. The Renaissance becomes an attractive role for tourists although not a fantasy world.
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Tags: city vision , city vision mag , claudio granato , Delirious New York , enrico pieraccioli , rem koolhaas , Superstudio
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Title: HUMAN HERITAGE
Time: 29 ottobre 2012
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