Fabbricare Fiducia_Architettura #99 | Un antidoto contro la solitudine | Valentina Raggi
Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. [...]Egli vorrebbe ben trattenersi, ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo.”
Così Walter Benjamin descrive la celebre tela dove la tempesta è metafora dell’inarrestabile e inevitabile spinta del progresso. Il corso della storia sta subendo una brusca virata, un cambio di paradigma, una conversione collettiva a nuove tecniche di sopravvivenza. Forse la crisi irrompe in un processo già in atto da anni, accelerandone drasticamente i tempi, ma alla fine di questa sarà impossibile tornare a quella che prima era la normalità e che già guardiamo con nostalgia. Il necessario isolamento sociale ha reso più indiscreto il modo in cui dispositivi elettronici e social media si sono infiltrati nelle nostre vite, vincendo però le distanze fisiche e rivoluzionando il modo di percepire gli spazi. Allo stesso tempo la costrizione negli spazi domestici, dovuta all’emergenza sanitaria, ha riportato l’architettura della casa alla sua più originaria e introversa dimensione del riparo. Se alcune sono grandi e popolate altre sono strette come un vestito mal cucito, e indossarlo è una mostruosa fatica, ma proprio dove la mancanza di spazio si fa più tirannica, la mente può viaggiare lontano in cerca di sollievo o di un antidoto contro la solitudine. E’ il viaggio di Xavier de Maistre dentro la propria stanza nei 42 giorni di confinamento forzato che lo porta ad esplorare una dimensione “altra”, o quello di Jérôme e Sylvie che ne “Le cose” di Perec, si abbandonano a sogni irrazionali in cui ripensano la propria casa al condizionale. Ciò che avviene è uno spostamento da una dimensione fisica ad una “altra”, dal visibile all’essenziale, dalla superficie al profondo e lo spazio in cui avviene questo mutamento è la casa. In futuro, come in ogni epoca, l’architettura dovrà trasformarsi per rispondere alle esigenze della nuova normalità, device e media avranno una parte sempre più importante nei processi costruttivi e i nuovi spazi saranno sempre più dotati di una flessibilità tale da consentire loro di accordarsi a nuovi usi in base alle contingenze del momento. Ma ciò che questa bufera, una volta passata, si lascerà alle spalle sarà forse una ritrovata sensibilità nei confronti dello spazio domestico e del modo in cui il disegno architettonico ne possa condizionare i rituali quotidiani. Una casa come ritrovato ”locus amoenus”, eremo in cui raccogliere i propri pensieri, luogo che spogliato del superfluo si riconnette al suo primordiale archetipo.
Valentina Raggi nasce a Forlì ma vive a Firenze dove si laurea presso la Facoltà di Architettura nel febbraio 2020 con una tesi portata avanti tra Italia e Giappone dal titolo: “Honkadori, rivitalizzazione di un villaggio nel Kyushu” che ha ricevuto il riconoscimento della dignità di pubblicazione. Ha precedentemente collaborato con lo studio Claudio Nardi Architects e partecipato a diversi workshop e concorsi di progettazione architettonica.
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #99 | Un antidoto contro la solitudine | Valentina Raggi
Time: 27 aprile 2020
Category: Article
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