Fabbricare Fiducia_Architettura #91 | E’ tempo di pedalare | Giulia Bratos
Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?
Siamo tutti a conoscenza degli effetti positivi che la quarantena dovuta alla pandemia ha avuto sulla natura. Ma cosa succederà quando l’uomo tornerà ad affollare rumorosamente i centri urbani delle nostre città? Inizialmente le persone eviteranno i mezzi pubblici per paura di un possibile contagio e ricorreranno all’uso massivo delle automobili. L’aumento del traffico causerà la temibile congestione stradale, l’aria diventerà irrespirabile, per non parlare della voglia che avremo, dopo la quarantena, di chiuderci in un ristretto abitacolo ad attendere che il traffico si sblocchi sulle strade di asfalto incandescenti. Ma non vi preoccupate, il cambiamento è già in atto sotto ai nostri occhi. Leggendo alcuni giornali francesi mi sono imbattuta nell’urbanismo tattico, un filone dell’urbanistica caratterizzato dalla trasformazione dello spazio pubblico tramite interventi di scala ridotta, breve durata e che necessitano di un budget decisamente limitato; azioni graduali che consentono di valutare un eventuale impatto definitivo e di stimolare i rapporti sociali. Della serie “Think global, act local”. Ma cosa c’entra tutto questo con la pandemia? Tutto ebbe inizio la sera del 16 marzo quando gli abitanti di Bogotá hanno potuto assistere alla trasformazione di chilometri di corsie dedicate agli autobus e altri svariati chilometri di strada in piste ciclabili temporanee. Questo è quello che potremmo chiamare un lampante esempio di urbanismo tattico applicato in un momento di emergenza. Il sindaco di Bogotá, Claudia Lopez, ha affermato che la bicicletta, come mezzo di trasporto individuale, rappresenta una delle alternative più igieniche per la prevenzione del virus, oltre a contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e ad essere un ottimo alleato per la salute dei cittadini. Inutile dire che sono state numerose le città che hanno seguito a ruota questo brillante esempio di civiltà. La città di Oakland, in California, ha interdetto il traffico motorizzato su molte delle sue strade per dare maggiore spazio all’attività fisica, la Nuova Zelanda ha annunciato una serie di interventi a basso costo al fine di incrementare l’uso delle biciclette, mentre in Germania, il ministro della salute Jens Spahn ne ha raccomandato l’uso sin dall’inizio della pandemia, approfittando delle strade prive di automobili per incoraggiare la pratica del ciclismo. L’isolamento infatti, ha evidenziato quanto sia sproporzionato lo spazio delle automobili rispetto a quello dedicato alle persone che vivono in città, le quali si possono considerare ormai tutt’altro che a misura d’uomo. Così, mentre in Cina l’uso della vettura individuale è aumentato del 32% dopo la pandemia, numerose associazioni e gruppi attivi in Italia e nel mondo studiano nuovi piani di azione temporanei per consentire agli abitanti di riappropriarsi degli spazi pubblici e per trasformare le nostre strade in banchi di prova e di sperimentazione.
Giulia Bratos. Classe 92 si forma all’università di Trieste e all’ENSA di Nancy dove accresce il suo amore per la Francia. Esordiente architetto, dopo la laurea collabora con un importante studio di infrastruttura e paesaggio della sua città e attualmente lavora presso la pubblica amministrazione regionale. Attratta dalla pianificazione urbana e dai processi di trasformazione sociale e spaziale che interessano le città, non riesce invece a pianificare la sua vita.
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #91 | E’ tempo di pedalare | Giulia Bratos
Time: 26 aprile 2020
Category: Article
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