Fabbricare Fiducia_Architettura #79 | Tutto e niente. Progetti per il futuro | Salvatore Catanzaro

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Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?

Giorni di quarantena. Giorni in cui abbiamo pensato ma…a niente (o poco) che abbia sapore di nuovo. Non abbiamo nuovi pensieri, non abbiamo ricette per salvare il salvabile. Quello a cui stiamo continuando a pensare è storia, è la nostra storia. È l’insieme delle conoscenze che nei nostri anni abbiamo accumulato e che oggi, in qualche modo, cerchiamo di focalizzare nuovamente, magari partendo da quelle più abbandonate, riposte lì, nei vari cassetti della nostra cara memoria.

Parte di un sistema, intaccati nella quotidianità, nel nostro essere quasi irrimediabilmente frenetici anche quando non ce ne sarebbe bisogno; un po’ meno superuomini e superdonne, momentaneamente fragili, letteralmente inermi. Cala la superbia. Ci viene in aiuto la nostra memoria; la stiamo scandagliando in lungo e in largo. Poco a poco, pezzo dopo pezzo sta diventando la nostra corazza. A breve la trasformeremo in catapulta, ci saliremo e via! Raggiungeremo un nuovo inizio dopo aver messo tragicamente sotto assedio il nostro futuro.

In questa mole di sensazioni, all’interno della quale cerchiamo di barcamenarci limitando i danni, chiusi in casa in attesa di raggiungere il momento in cui individueremo il nostro nuovo punto fisso, all’interno di questo fagocitante e oramai rinomato “tempo sospeso”, per poter dire “Ecco, ora ci sono. Fatemi uscire!”; ecco, in questi momenti, finalmente sbattiamo la testa contro la fragilità della nostra professione. Siamo ancora architetti con la passione nel sangue; e siamo architetti con una professione che si sta svelando tragicamente disarmata. Una professione che si scontra con la rigidità, l’indifferenza, l’obsolescenza, la superbia (e probabilmente tanto altro ancora) di un sistema politico-economico che ci vuole, ma solo in parte; vuole solo alcuni di noi.

Ma non sarà mica, un po’, il risultato di un mix diabolico fatto di poca lungimiranza, poca coesione, abbandono dei grandi temi, voglia di supremazia che è tutta farina del nostro sacco? Senza autocritica diventeremo definitivamente superflui.

Ma, riacquistata la giusta fiducia in noi stessi e promossa l’indispensabile riqualificazione della nostra professione, è indubbio che tutte le nostre forze dovranno rivolgersi alle città e, stavolta, alla loro di fragilità. Toccherà a noi amplificarne la vitalità dove ce n’è poca, accendere la scintilla dove regna l’ordine imposto. Dovremmo uscire dall’ombra di un intellettualismo certamente affascinante ed essere presenti, sul territorio, con laboratori permanenti, concreti e pragmatici, messi lì a fare rete, a trainare, a divulgare ma anche ad imparare, a completare sempre di più il nostro pensiero, a proporre più di quanto non abbiamo fatto fino ad ora.

Non so se toccherà a noi dare il via, è certo, però, che ogni città dovrà puntare sulla propria “vitalità salvifica”, quella di Jane Jacobs. Dove ce ne sarà carestia avranno la meglio i germi della distruzione, dove si attiverà il processo di vitalità avranno la meglio i germi della rigenerazione.

Noi architetti dovremo decidere: salire sulla catapulta o no.

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Salvatore Catanzaro è un architetto, laureatosi presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze con una tesi in Storia dell’architettura sulle architetture fortificate. Libero professionista, opera a Sciacca occupandosi principalmente di Direzione dei Lavori e Sicurezza. Si occupa di arte, musica e da oltre trent’anni di teatro, progettando e realizzando scenografie. Per lui architettura vuol dire interdisciplinarietà. 

 

 

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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #79 | Tutto e niente. Progetti per il futuro | Salvatore Catanzaro

Time: 24 aprile 2020
Category: Article
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