Fabbricare Fiducia_Architettura #65 | Siamo cercatori di “cose” | Michele Bondanelli
Come immagini il mondo dell’architettura e la sua professione dopo l’attuale crisi virale?
Il 900 finisce oggi. Abbiamo cercato di ri-costruire il futuro con le stesse logiche del passato, plasmando le vere innovazioni che il novecento ci ha lasciato in eredità verso le prassi quotidiane, logore e insostenibili, del sistema socio economico post industriale. Ci stiamo rendendo conto di quanta differenza vi sia tra realtà e reale. Ci stiamo scontrando su quanto la realtà sia stata scandita da una quotidianità abitudinaria ed ora che abbiamo incontrato il reale è stato come un cazzotto in faccia. La realtà è stata scompaginata, stravolta “rivoltata come un calzino”. Ma siamo sicuri che il reale si sia manifestato solo ora? Siamo sicuri di non aver schivato quel cazzotto finché, messi all’angolo da un nemico invisibile ma concreto, non abbiamo avuto altra via che incassare? Questa certezza io non l’ho. Ce lo chiediamo da tempo come sarà l’architettura, la città e la professione dell’architetto ma mai ci siamo chiesti che idea di futuro abbiamo. Non ce lo siamo chiesti solo noi architetti, è la società civile e politica che ha smesso di chiederselo seriamente. Il futuro dell’architettura e della professione dell’architetto è già presente, non credo ci sia un dopo COVID-19 dal punto di vista del come ma, piuttosto, un quando. L’architettura contemporanea è cambiata dopo che Rogers e Piano hanno scaraventato in Rue Beaubourg 19 di Parigi il Centro nazionale d’arte e di cultura Georges Pompidou, la professione di architetto è radicalmente cambiata dopo l’attacco alle Torri Gemelle del 2001 e la conseguente crisi economica, ora serve un cambio di passo da parte della committenza e della pubblica amministrazione. Non può tornare tutto come era prima, non tornerà tutto come era prima perché è nella natura delle cose, nulla si crea nulla si distrugge ma tutto si trasforma (Antoine-Laurent Lavoisier XVII secolo). Sarà dura! sarà durissima! Il mondo delle costruzioni, dell’architettura, dovrà affrontare una crisi economica senza precedenti. Se non lo neghiamo e ne saremo tutti consapevoli, questo sarà già un grande passo verso il futuro. Non potranno essere le norme e le burocrazie generate fino ad ora a proporre un futuro diverso, nè tantomeno i comportamenti che tutti noi cittadini abbiamo tenuto fino ad oggi. Ma questo ce lo diciamo da tanto; cambiamento climatico, disuguaglianza sociale, globalizzazione. Immagino che quando lo studio si rianimerà, quando potremo tornare a passeggiare, correre a girare in bicicletta, si potrà parlare a committenti interessati e non annoiati di eco-sostenibilità, di work e leisure, di luoghi di lavoro “activity based”, di spazio pubblico, bene comune di forme di abitazione non come forma speculativa ma come welfare condiviso. Si potrà dedicare più tempo al progetto e meno alla burocrazia del progetto, si potrà equilibrare il tempo chiesto per eseguire l’incarico e il tempo per approvare (e quindi pagare) il lavoro. Non sentirò più “architetto lo voglio in questo modo perché abbiamo sempre fatto così”……… Noi architetti dobbiamo riprendere ad essere esploratori, ad essere cercatori di “cose”, siamo professionisti tecnici che vedono poesia in una vite autoperforante, in una lastra di copertura in zinco-titanio, che anche nella utilitas cercano la venustas e a volte si dimenticano della firmitas, ma si sa oggi la professione è interdisciplinare e quindi per fortuna ci sono gli ingegneri. Si, l’architettura è interdisciplinare, è un sistema complesso di capacità e professionalità. I vertici dell’associazionismo professionale, le istituzioni ancora non se ne sono accorte, o non vogliono prenderne atto, e non sarà questa pandemia a fargliene avere coscienza ma i giovani e diversamente giovani studi che sognano, progettano e realizzano a fatica il dopo, ci sono, sono tanti, sono sempre di più.
La sfida che ci attende è quella di fabbricare fiducia!
Michele Bondanelli, titolare dello studio di architettura MBAA, si laurea presso lo IUAV di Venezia nel 2003 con una tesi sulla valutazione di vulnerabilità sismica di edifici storici. Research fellow nel gruppo di lavoro del prof. F.Doglioni e G.Mirabella Roberti, si dedica alle tematiche di analisi sismica e diagnostica degli edifici monumentali e del tessuto edilizio antico, in particolare del comportamento strutturale dell’edilizia storica veneziana che nel 2011 porteranno alla pubblicazione del volume “Venezia. Forme della costruzione, forme del dissesto”. Dal 2004 intraprende la professione di architetto con attenzione alle tematiche del “costruire sul costruito”, del restauro conservativo e del miglioramento sismico dedicandosi allo studio di approcci innovativi al restauro e miglioramento sismico e per questo un suo progetto ha ricevuto una menzione speciale alla IV edizione anno 2013 del Premio Internazionale DOMUS Restauro e Conservazione e recentemente ha ricevuto una menzione speciale ai BIM&Digital Awards 2019. E’ stato architetto del gruppo G124 del Senatore arch. Renzo Piano.Good practice alla IV° Edizione Biennale dello Spazio Pubblico 2017 call “Fare spazi Pubblici” con Masterplan di rigenerazione urbana del centro storico di Argenta (Fe). E’ stato membro del comitato scientifico a supporto della ricerca di Arcipelago Italia, Padiglione Italia alla 16 Biennale di Architettura di Venezia curato da Mario Cucinella e diretto da MCArchitects (www.arcipelagoitalia.it). Collabora alla didattica dell’Atelier Heritage corso di Laurea Magistrale in Architettura presso lo IUAV di Venezia.
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #65 | Siamo cercatori di “cose” | Michele Bondanelli
Time: 21 aprile 2020
Category: Article
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