Fabbricare Fiducia_Architettura #36 | Somiglierà ad uno sguardo | Maria Grazia Guastaferro
Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?
Il sole buca il silenzio ed entra nella stanza scolpendo meglio le sue geometrie, Hopper dipinge ogni nostra parete bianca, scivola il pennello della luce e son fermi gli orologi. Restiamo in casa, bloccati in questo presente: spazio sospeso tra il prima ed il dopo Coronavirus.
Prima c’è la gente ed affolla le strade del centro. L’ affollamento a mano a mano si dirada così come le strade del centro cedono il passo al resto della città: non città, non campagna, non periferia. Lo spazio rifugge usuali definizioni. Una gru soltanto segna lo skyline. Abitazioni, asfalto, abitazioni, vendesi: brucia la risorsa suolo, non rinnovabile. Le persone sono pedoni, non abitanti, la strada un susseguirsi di metri, non di significati.
Ora, affacciati alle finestre, tutti guardano la strada, casa perduta e mai capita, mai così tanto desiderata. La natura soltanto s’accomoda meglio, accanto, intorno, attraverso la città. Insieme sembrano star benissimo, pare quasi siano in posa.
Dopo l’istantanea del silenzio verrà squarciata, in un boato di liberazione. Non aspettiamo altro, non senza timore, è vero. Ma la gente affollerà la strada e finalmente pretenderà di restarci, di poterla abitare. E se ci saranno abitanti, ci saranno custodi. Gli architetti, insieme, dovranno allora farsi avanti e disegnare, per ciascun luogo, una cura, un orizzonte di vivibilità. Nessuno parlerà di carreggiata e marciapiede, lo spazio dove puoi camminare alzando lo sguardo verso il cielo sarà semplicemente spazio. Uno spazio nostro, di slarghi che sono incontri, di piazze che sono abbracci, di alberi a far ombra alle panchine che sono presidi del pensiero, di parchi che sono connessioni e mai più recinti. Dopo tanta sanificazione, vorremmo spazi lerci di vita. Di vita, non del cancro frenetico del corri e consuma da cui ora e solo ora le nostre città hanno avuto una tregua. E la vita è disordine. L’architettura dovrà abbandonare per sempre, e senza maschere, qualsiasi questione formale e gli architetti qualsiasi strano vezzo di progettare il disordine. Si tratterà, piuttosto, “di stabilire le condizioni in cui il disordine possa liberamente manifestarsi” come affermava De Carlo.
L’architettura somiglierà ad uno sguardo. Sarà finalmente la lente con cui l’essere umano vorrà guardare lo spazio per meglio immaginarlo e abitarlo, perché sia casa. Casa sono i luoghi che amiamo. Ogni posto dovrà essere casa. A tutti spetta non dimenticarlo, agli architetti disegnarlo.
Maria Grazia Guastaferro si forma in architettura a Napoli. Quando può scrive perché convinta che non sia un caso che Alfonso Gatto abbia collaborato con Casabella. E’ che se è vero che il campo dell’architettura è il disegno e non altri vaneggiamenti, l’architettura come ogni altro ambito ha urgente bisogno di poeti autentici, e la professione di imperativi etici. Ha promosso nel 2018, nel suo comune, un workshop di coo – progettazione che ha permesso la partecipazione al bando del Mibac “Creative Living LAB”. Sempre nel 2018 ha partecipato all’International summer school OC Landscape 4.0 – Sharing spaces for the future cities presso il Politecnico di Milano. Presto sarà architetto, ma all’architettura ha già promesso di dedicare tutta la sua esistenza, con entusiasmo e amore.
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #36 | Somiglierà ad uno sguardo | Maria Grazia Guastaferro
Time: 14 aprile 2020
Category: Article
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