Fabbricare Fiducia_Architettura #35 | ‘Nterra | Davide Marchetti
Foto di Annamaria Mazzei
Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?
Io credo che la lezione che la crisi virale ci sta insegnando sia quella di capire a quali necessità vitali primarie dare priorità, ovvero imparare a costruire una scala di importanza per tutte quelle problematiche che affrontiamo, anche se in modo indiretto, nella nostra professione. Parlo dei cambiamenti climatici, delle migrazioni, dello sfruttamento incontrollato degli ecosistemi umani ed animali ed in generale tutte quelle azioni che contribuiscono ad alterare l’equilibrio biologico tra il nostro mondo artificiale e quello organico. L’immagine della metropoli come simbolo e paradigma dell’architettura contemporanea, lo sappiamo, non è più valido. Il fallimento si riscontra quando per decongestionare le città si sono costruiti al suo intorno immensi ghetti urbani, diventati nel tempo monumenti di insipienza politica e sociale, a discapito del patrimonio ambientale. Tanto più la falsa idea che natura e architettura possano convivere nelle forme più o meno astratte che abbiamo immaginato ci ha portato ad punto per cui la tutela, la conservazione del paesaggio e la riproduzione dei suoi elementi costitutivi sono diventati beni commerciali a servizio dell’economia di mercato. Anche l’alterazione “controllata” che l’architettura fa degli spazi naturali (l’eco-città stile Minecraft, per capirci) è diventata un simbolo di necessità per le politiche di espansione urbana del territorio di cui l’uomo ha bisogno nel presente e avrà nel futuro. A questo punto è necessario pensare ad una reale soluzione per una coesistenza sostenibile e ad un vero e proprio cambiamento radicale sulle decisioni che vengono prese rispetto all’uso del suolo e all’espansione incontrollata delle megalopoli del mondo occidentale ma ancora di più quello orientale. Dobbiamo evitare di distruggere gli habitat naturali soprattutto nelle zone tropicali ed in quelle ad alta biodiversità perché azioni (come la deforestazione) aumentano in maniera automatica la probabilità di contatto tra uomo e specie selvatiche (quelle portatrici di virus) e tra bestiame e ancora specie selvatiche perché gli animali domestici che producono cibo fungono da amplificatore del rischio di pandemia. Forse, per citare Rem Koolhaas, dovremo guardare alla campagna (il countryside) perché è proprio lì che si trovano le opportunità di cambiamento e di rinascita, nei modi che la città, pianificata e standardizzata, non può più sostenere. Da questo punto di vista l’Italia, divenuta simbolo della crisi virale, è già un passo avanti.
Davide Marchetti è un architetto che vive e lavora a Roma. Dopo un lungo periodo di esperienza professionale presso studi internazionali, Davide Marchetti inizia l’attività con il suo studio a Roma nel 2004, specializzandosi in architettura, interior design e urbanistica. Il lavoro di studio è guidato da un approccio filosofico coerente e non da uno stile predeterminato, ovvero si esplorano e si sviluppano nuovi modi di pensare sull’architettura e l’ambiente circostante al fine di creare poi nuovi modelli di cambiamento e innovazione. Tutti i progetti vengono affrontati con un approccio metodologico multidisciplinare ponendo enfasi sul contesto ambientale, sul contesto culturale e sull’utilizzo di materiali e tecnologie innovative. Come risultato, lo studio mira a creare architetture specificamente e dettagliatamente progettate per lo scopo che richiedono e che sono profondamente legate al contesto ma con uguale attenzione alla funzionalità.
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #35 | ‘Nterra | Davide Marchetti
Time: 14 aprile 2020
Category: Article
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