Fabbricare Fiducia_Architettura #102 | Prima persona plurale | Salvatore Dessì
Come immagini il mondo dell’architettura dopo l’attuale crisi virale?
Vivo e lavoro in un quartiere centrale ma abbastanza popolare, densamente abitato e fatto di case in linea, fronteggiate le une con le altre, con strade non larghe, ma neanche strettissime, composto da una popolazione variegata, per età, ceto sociale ed etnia.
Come ogni mattina scendo in studio, apro le imposte, mi lascio bagnare dal sole che mi sorge in fronte, ed esco in balcone per capire che giorno sarà. In questi trenta giorni di isolamento sociale non ho mai trovato il mio quartiere trasfigurato, anzi. A differenza di quelle foto che si vedono ovunque, di piazze deserte e mute, questo mio luogo ha sempre mantenuto alta la sua vitalità, se non addirittura incrementandola: è ovvio, non c’è gente per strada, ma da ogni finestra, da ogni terrazzo e da ogni angolo remoto, esce sempre la forza vivida di un saluto, di una parola, di una chiacchierata, di un conforto, di una canzone. Questo quartiere si è riconfigurato. E con esso si è rigenerato un concetto di vicinanza, di piccola comunità aggregata.
“La nostra casa è il luogo più sicuro”. È quello che ci viene detto per farci isolare dagli altri, e per renderci protagonisti attivi del processo di azzeramento dei contagi. Lo spazio pubblico si è azzerato, compresso in una dimensione domestica che ha fatto delle nostre case, piazze e palcoscenici virtuali. Forse hanno invocato in noi una paura eccessiva verso gli spazi collettivi. E forse ce la porteremo addosso per un po’.
Di sicuro, le nostre imminenti quotidianità saranno diverse: gli spostamenti si comprimeranno ed il senso romantico di prossimità avrà un valore nuovo.
Avrà sicuramente più senso quella che per anni è stata bistrattata e forse mortificata da tanta cultura del progetto globalizzata: l’idea del vicinato, e la ridefinizione della sua prossemica, forse per anni intesa come esperienza alienante rispetto ad una velocità iperbolica delle società umane, e che da domani si riproporrà, invece, come un modello vincente in una realtà infettata da ben altri virus.
Non so se ne usciremo migliorati. È certo però che una nuova geografia delle emozioni ha rotto i confini delle nostre individualità, proiettandole in un oltre che ha la parvenza di una collettività unita dal comune senso di sopravvivenza; una società interconnessa, iperrealista, e forse anche un po’ più generosa.
Il futuro sta in una parola: cura.
Cura dal virus, con la speranza che il raziocinio della scienza metta fine a questo trauma della vicinanza con l’altro.
Cura del pianeta, per evitare che lo sfruttamento indecente delle sue risorse, non permetta ad altri micro-millesimali organismi di presentarsi a portarci il conto della nostra arroganza.
Cura delle nostre società. Ed in questo vedo nelle professioni creative, che hanno insite dentro di loro la cultura del progetto e del fare, la capacità di delineare scenari nuovi, opportunità diffuse, slanci imponenti e modalità diverse di sentire l’altro.
Ci toccherà disegnare questa nuova geografia delle emozioni. A tutti.
Salvatore Dessì. Nasce a Castrovillari l’otto ottobre 1974. Si laurea in architettura presso il Politecnico di Torino nel 1999. Esercita la libera professione dal 2001, come titolare dello studio “salvatore dessì architetto”. Vive e lavora a Castrovillari, in Calabria, Suditalia, nel cuore del mediterraneo e del Parco Nazionale del Pollino. Fondamentali nella sua formazione professionale sono state le esperienze legate ai mondi dell’artigianato e dell’arte contemporanea, dei quali è stato, ed è, vivace frequentatore. Dal suo motto rappresentativo, “vestire lo spazio”, prende il nome il suo omonimo blog, nel quale vengono raccolti alcuni dei sui scritti sul mondo dell’architettura, dell’arte, della cultura e dei media.
www.salvatoredessiarchitetto.it
www.vestirelospazio.it
www.pipazzari.it
www.arieaperte.it
Info:
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Title: Fabbricare Fiducia_Architettura #102 | Prima persona plurale | Salvatore Dessì
Time: 28 aprile 2020
Category: Article
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