BOCS origini by Lisa Wade (USA) / Shelter
a cura di Donatella Giordano
PERIODO RESIDENZA
luglio 2012
OPENING
sabato 28 e domenica 29 luglio 2012, 17:00-21:00
LOCATION
“Spazio Arte”, Largo Aosta – 92024 Canicattì (Ag)
COORDINAMENTO TECNICO
Claudio Cocuzza e Carmelo Alaimo
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L’ utopia del Ventunesimo secolo è il sogno di uno spazio fluido e attraversabile dove i confini immaginari si travalicano. Gli spostamenti turbolenti che caratterizzano i movimenti migratori contemporanei non si misurano più con le migrazioni avvenute nel secondo dopoguerra, dove aree di partenza e di destinazione erano stabili, ma si assiste ad un rimescolamento continuo della carta geografica del pianeta.
In questa prospettiva lo scambio fornisce lo spunto per l’emancipazione dell’individuo e dell’umanità. E se da una parte i social network dimostrano che gli utenti internet tendono ad avere reti sociali più ampie dei non utenti e contribuiscono a creare interazione tra persone con interessi comuni, al di là dei confini geografici, dall’altra ci si interroga da anni se il cyberspazio crea effettivamente una maggiore connessione e interconnettività sociale. È nel 1998 che il New York Times pubblica le indagini compiute da ricercatori americani che analizzano gli effetti di internet sulle relazioni sociali. I risultati definiscono il cyberspazio come “un mondo triste e pieno di solitudine”. Nel 2000 poi un altro articolo del Times presenta la ricerca condotta da due studiosi della Standford University, questa definisce un profilo molto negativo degli effetti sociali di internet, che porta l’utente all’isolamento nelle proprie case e alla perdita di contatto con il proprio ambiente sociale, soprattutto per gli utenti più assidui che oltrepassano una certa soglia di attività online.
Su questo scenario si sviluppa “Shelter”, l’opera che Lisa Wade realizza durante la sua residenza a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino, che tiene conto da un lato dell’omogeneizzazione globale, dall’altro dell’eterogeneità locale del territorio siciliano, già abitato dall’epoca preistorica, conquistato e colonizzato, culla di straordinarie civiltà, area di insediamento dei migranti, terra di forte emigrazione.
Un’indagine sul territorio che apre le finestre su paesaggi destabilizzanti dove il giorno e la notte segnano il tempo e ne determinano la scansione.
Shelter è un bunker moderno, il rifugio dell’uomo comune, il paradosso di uno sconfinamento racchiuso tra quattro mura dove l’utente può sentirsi al sicuro ad ogni evenienza: in tempi di guerra, per sfuggire da disagi climatici, o all’instabilità economica. L’opera è costituita da cinque video ottenuti da 85 ore di fotografie time-lapse che catturano cinque inquadrature fisse, dall’alba al tramonto di ogni giorno, condensate in 2 minuti circa ciascuna. Un’operazione di warholiana memoria che rimanda all’immobilismo di “Empire“, un film del 1964 dove l’inquadratura fissa di otto ore consecutive mostra l’Empire State Building.
Analogamente a quanto succede all’utente di internet, che si connette con il mondo tramite i suoi numerosi dispositivi, così il fruitore all’interno di Shelter può osservare, attraverso false finestre costituite da tre schermi piatti, lo scorrere del tempo registrato in cinque realtà fisiche alle quali non appartiene.
Una rappresentazione della connettività globale dove l’uomo appare inghiottito da ciò che ha prodotto poiché se le nuove tecnologie lo rendono figura attiva nel mondo dell’informazione, allo stesso tempo lo isolano nell’universo privato delle sue scelte.
ENG———————-
The utopia of the twenty-first century is the dream of a fluid and seamless space where one can easily traverse imaginary boundaries. The turbulent shifts that characterize contemporary migration, constantly stirring up the geographical map of the planet, cannot be compared to the mass migratory patterns after World War II, where places of departure and destination were fixed entities. From the contemporary perspective, societal exchange provides the impetus for individual and collective freedom. While on the one hand social networks have demonstrated that internet users tend to have a larger social circle than that of non-users and that they create interaction between people with common interests beyond geographical borders, questions have arisen over the years as to whether cyberspace actually creates tangible links and social interconnectivity. In 1998, the New York Times published a study carried out by American researchers analyzing the Internet’s effects on social relationships. The results define cyberspace as “a sad and lonely world.” In 2000, another Times article presented research conducted by two Stanford University scholars, which profiled very negative social effects of the Internet: isolating the users inside their own homes and contributing to the loss of contact with their immediate social environment, especially for internet dependents that navigate beyond a certain threshold.
“Shelter” evolves from this scenario, the piece which Lisa Wade has been working on during her residency in Canicattì, a city deep in the heart of the Agrigentino, which is cognizant of both global homogenization as well as the local heterogeneity of the Sicilian territory: inhabited since prehistoric times, conquered and colonized, the cradle of extraordinary civilizations, a terrain where immigrants ??settle and point of departure for emigration. Hers is an investigation into this territory, opening windows upon of the unassuming “outside” where day and night mark the passage of time in vigilant surveillance. “Shelter” is a modern bunker, a refuge for the common man where one feels safe in any eventuality: in times of war, to escape from natural disaster or to take refuge during economic instability. The work consists of five videos obtained from 85 hours of time-lapse photographs that capture the views from five actual dwellings from dawn to dusk, each day condensed into 2 minutes. It is an exercise that recalls the immobility of Warhol’s “Empire,” a film from 1964 that fixed the camera in one steady shot on the Empire State Building for eight consecutive hours. Similar to Internet users, who connect with the world through their many devices, so can the participant inside “Shelter” vicariously observe, through the false windows consisting of three flat screens, the stereo-spatial passage of time as pre-recorded in five physical realities unfamiliar to the viewer. “Shelter” creates the paradox of trespassing while enclosed within four walls: a description of global connectivity where man is consumed by that which he has created, new technologies make one an active player in the information highway while isolating oneself within a private universe of one’s own choosing.
Donatella Giordano
BIO
BOCS origini è il secondo appuntamento del progetto ideato da Bocs, un spazio per l’arte contemporanea nato nel 2008 nello storico quartiere portuale di Catania che in quattro anni ha invitato diversi artisti e portato avanti numerosi progetti tra i quali: i site specific ospitati nella sede di Via Grimaldi a San Cristoforo (Catania), la residenza BOCS Origini ad Agira (Enna), il micro festival “Riunione di famiglia” che consisteva in un raduno di alcune realtà no-profit italiane, oltre alla partecipazione ad Artissima Lido 2011 a Torino.
BOCS si propone di ampliare il raggio d’azione locale verso l’estero puntando ad un proficuo scambio culturale, contribuendo in questo modo alla crescita artistica e culturale del territorio siciliano.
Il progetto BOCS origini – che quest’anno si terrà a Canicattì, paese dell’entroterra agrigentino – è una nuova proposta di incontro tra artisti e pubblico che, attraverso la formula delle residenze artistiche internazionali, mira ad attivare una riflessione e un dibattito sui linguaggi e le pratiche dell’arte contemporanea, scegliendo di operare in luoghi del territorio siciliano distanti dai centri più attivi e riconosciuti in questo senso.
Info:
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Title: BOCS origini by Lisa Wade (USA) / Shelter
Time: 2 agosto 2012
Category: Article
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