Z (ona) E (spansione) N (ord)
text Federico Giacomarra
illustrations Eleanor Meredith
“So many things to say and so little space to describe its beauty …”
…no too direct…
”An Italian meltin’ pot, one of those places where history decided to leave its most violent traces “
… this as well, obvious…
”for years one could travel through Europe, the cold land of the Normans and Franks, the hot and fragrant Mediterranean of the Greeks and Arabs, and still not find a city that is so full of contrasts and wonders“
…I’m really bad, this is as disgusting as an advertisement for a holiday resort.
I could go hours looking for a fitting introduction, as I am a son of Sicilians I could go digging in my memory looking for anecdotes and stories about my family from Palermo: the classic tables of twenty and five-course dinners, the long and sweltering summer holidays, when as I child,my parents would take me from central Italy to Palermo on the synthetic back seat of a Renault 4. Travels of micro-migration, endless days, cars overloaded various stops at service stations full of people going back “home”, and then finally a liberating plunge from the rocks of Capogallo, in the quiet Tyrrhenian sea between the screams of my cousins, Mondello and Sferracavallo. Here from the loft of a London bar, as I write between tables of South Americans and noisy Japanese people, it all seems so far away … I try to focus … those moments seem gone forever, like the courtyards full of light and the smiling faces of my relatives … but every time, at every return Palermo is one of those places whose sense hits you directly, the sensations are already there, while you are living them they are not transformed in the memory. Insignificant details make the difference, the crumbling and yellowed boundary walls of the Art Nouveau villas of Mondello, the narrow dusty streets that took me from Partanna cycling through the steep slopes of the “most beautiful promontory in the world” (Goehte’s Monte Pellegrino), where in a single glance you can see the rocky mass together with the skeletons of abusive villas, the same streets with the same walls in the catastrophic envirnoments of Ciprì and Maresco, backdroping to dark skies and dumping grounds full of rubble , scenes in which the characters move as a surge, the grotesque Upe’ or Pirone, representatives of an incomplete humanity, some of the most fragile and sometimes miserable behaviours of a human being. Palermo is this and much more, a mix of suspended atmospheres and decadence: the sky cut from the walls of the never completed church of Santa Maria dello Spasimo, the sequence of narrow streets between baroque facades scratched from time that open into little masterpieces of urban design, micro squares where every year hordes of young people meet, as Garaffello Square in the neighborhood of Vucciaria. The thousand smells and colors on the market stalls of Ballaro, fish, fruit and all kinds of spices, the traditional shouting of vendors and hedonistic tourists who want to take home a bit of that magic in a photo, the chiseled details of Carlo Scarpa in the Abatelli and Steri Palaces, the tectonic perfection of stone masses that celebrate the most exciting levels of open space entrances … Palermo is multicultural meeting place, in which aesthetics, cultures and languages are mixed in perfect synergy, the Norman Palace, Northern European influences on foundations of Arab architecture, in which you can find as a hidden jewel the Palatine Chapel of Frederick II: a fractal surface decorates the ceiling, patterned stone and golden mosaics amplify the light from the narrow openings at the top … a triumph of light and color. Walking through the streets of the city center means coming in contact with people from all over the Mediterranean. tClashing with different races and cultures for Palermo’s people is an everyday thing … mediating conflicts, not always in a positive sense, is part of his DNA. Like what saw the Z (one) E (expansion) N (ord) winning against the Roms in the nineties (who had illegally occupied some parts of the district), in a real fight after which the people of Palermo took possession of the dwellings, many of which were not yet completed. The result is that over the years, the district which lacks the most basic services, has become a hotbed of organized crime. The ZEN of Palermo, was and still is in part, a place where the State is not welcome and can enter only in body armor, the police cars can station outside the very few schools of the district ready to catch, like dog catchers, kids that are too brisk and dangerous. Years ago, driven by a sick curiosity (typical of architects) I was lucky enough to get in … what I remember is a feeling of constant weight, a punch in the stomach in an atmosphere dense as water. A flooded neighborhood in which there is no law, there is simply Another law, that once inside will grab you and leave no escape … I will never forget the sense of alienation and intimacy of those courtyards, the disgustingly strong passion of its inhabitants, stories at the limit as are the interiors of their homes: full, rich, ruthless and colorful … places in which old and new easily co-exist, silver and fuchsia, lightness and heaviness. Accept to join means once again to rediscover the perfection.
“Cosi tante cose da dire e cosi tanto poco spazio per descriverne la bellezza…”
…no troppo diretto…
“Un crogiolo di influenze, un melting pot tutto italiano, uno di quei luoghi in cui la Storia ha deciso di lasciare le tracce più violente”
…pure questo, scontato…”
Si potrebbe viaggiare per anni, in giro per la fredda Europa dei Normanni e Franchi, il torrido e fragante Mediterraneo dei Greci e degli Arabi, e non trovare nessuna città così densa di contrasti e meraviglie”
…sto messo proprio male, questa è più disgustosa della pubblicità di un villaggio turistico per vacanze.
Potrei continuare ore a cercare un’introduzione calzante, scavare nella mia memoria di figlio di siciliani e raccontare aneddoti e storie della mia famiglia palermitana, delle classiche tavolate di venti persone e dei pranzi di cinque portate; delle lunghe vacanze estive e afose, che da bambino, sul sedile posteriore di pelle sintetica di una Renault 4 dal centro Italia mi portavano a Palermo. Viaggi di micro-migrazione, giornate interminabili, automobili stracariche con tappe in autogrill colmi di gente che tornava “‘u paise” o “‘a casa”, che sfociavano poi in un tuffo liberatorio dagli scogli di Capogallo, in un Tirreno silenzioso fra le urla dei miei cugini, Mondello e Sferracavallo. Qui dal soppalco di un bar londinese, mentre scrivo fra tavoli di sudamericani e giapponesi chiassosi tutto sembra lontano…cerco di concentrarmi… quei momenti sembrano passati per sempre così come i cortili strapieni di luce e le facce sorridenti dei miei parenti… eppure ogni volta, a ogni ritorno Palermo è uno di quei posti il cui senso arriva diretto, le sensazioni sono già lì mentre le vivi, nella memoria non si trasformano. Sono dettagli insignificanti che fanno la differenza, i muri di confine scrostati e ingialliti delle ville liberty a tetto piano di Mondello, le strette vie polverose che da Partanna mi portavano in bicicletta attraverso percorsi ripidissimi alle pendici del “promontorio più bello del mondo”( il Monte Pellegrino di Goehte), dove con un singolo sguardo è possibile ammirare la mole rocciosa insieme agli scheletri esili delle ville abusive; le stesse vie con gli stessi muri che nelle ambientazioni catastrofiche di Ciprì e Maresco fanno da sfondo a cieli neri e discariche di calcinacci, scene in cui come rigurgiti si muovono i personaggi grotteschi di Upè o Pirone, rappresentanti di una umanità incompleta, di quanto di più fragile e meschino c’è a volte nell’essere umano. Palermo è questo e molto altro, un mix di atmosfere sospese e decadenza: il cielo ritagliato dalle mura della chiesa mai ultimata di Santa Maria dello Spasimo, il susseguirsi delle strade strette fra facciate barocche graffiate dal tempo che si aprono in piccoli capolavori urbani, micro piazze dove durante l’anno orde di giovani palermitani si incontrano, come Piazza Garaffello nel quartiere della Vucciaria, i mille odori e colori sui banchi del mercato di Ballaro, pesce, frutta e ogni genere di spezia, fra tradizionali schiamazzi dei venditori e turisti edonisti desiderosi di portarsi a casa un po’ di quella magia in una foto, i dettagli cesellati degli interventi di Carlo Scarpa su Palazzo Abatellis e Palazzo Steri, volumi in pietra dalla tettonica perfetta che celebrano su più livelli emozionanti vuoti di ingresso…Palermo è multiculturale, luogo d’incontro in cui da sempre si mischiano estetiche e culture diverse in perfette sinergie e nuovi linguaggi, il Palazzo dei Normanni, influenze nord europee su una base architettonica araba, al cui interno è possibile scovare come un gioello nascosto la Cappella Palatina di Federico II, una superficie frattale ne decora il soffitto, mentre motivi geometrici in pietra e mosaici dorati amplificano la luce proveniente dalle strette aperture nella parte superiore…un trionfo di luce e colore. Camminare per le strade del centro significa venire in contatto con gente e persone provenienti da tutto il Mediterraneo, scontrarsi con razze e culture diverse, per un palermitano quindi è cosa di tutti i giorni…mediare i conflitti, non sempre in senso positivo, fa parte del suo dna. Come quello che allo Z(ona)E(spansione)N(ord) negli anni novanta li ha visti vincitori contro i rom (che avevano occupato abusivamente alcune parti del quartiere), in un vero e proprio scontro al cui termine i palermitani si sono appropriati delle strutture abitative, molte delle quali non ultimate. Il risultato è che negli anni il quartiere privo dei servizi più basilari è diventato il covo della criminalità organizzata. Lo ZEN di Palermo, è stato ed è in parte tutt’ora un luogo in cui lo Stato non è invitato ad entrare, se non con i giubbotti antiproiettili o con le volanti della polizia fuori dalle pochissime scuole di quartiere pronte a acciuffare come cani pericolosi bambini troppo vivaci. Per vie traverse, anni fa spinto da una curiosità malata (tipica degli architetti) ebbi la fortuna di entrarci…quello che ricordo è una sensazione di costante peso, un pugno allo stomaco in un’atmosfera densa come l’acqua. Un quartiere sommerso, in cui non c’è Legge, c’è semplicemente un’altra legge, che una volta dentro ti cattura senza via d’uscita…non scorderò mai il senso di alienazione e intimità di quei cortili, la passionalità disgustosamente forte dei suoi abitanti, le storie al limite come gli interni delle loro case: cariche, ricche, spietate e colorate…luoghi in cui trovano possibilità di coesistere con disinvoltura insieme il vecchio e il nuovo, l’argento e il fucsia, il pesante e il leggero. Accettare l’invito ad entrare è finalmente ritrovare la perfezione.
Info:
Info:
Title: Z (ona) E (spansione) N (ord)
Time: 28 febbraio 2013
Category: Article
Views: 3865 Likes: 2
Tags: -